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Citytech 2018 | per la mobilità di Milano si parla poco di bici

Alla Fabbrica del Vapore a Milano ha aperto questa mattina una due giorni di conferenze e tavole rotonde dedicate alla mobilità. Il calendario degli eventi ed altre informazioni sono disponibili su www.citytech.eu

Crediti: Ufficio Stampa Citytech

Numerosi interventi orientati alla progettazione urbana, alla guida autonoma, all’elettrico, ai concetti che tanto appassionano quali MaaS “Mobility as a Service” e lo spostamento dal possesso del mezzo all’uso del mezzo. Tra questi:

L’intervento dell’Assessore alla Mobilità di Milano | Marco Granelli
si concentra prevalentemente sulle azioni volte a “spostare cittadini sui mezzi pubblici”. Circa la rivoluzione del trasporto pubblico sostiene che “abbiamo bisogno di partner istituzionali che ci credano veramente. Questo vuol dire Regione e Stato”. “O ci sono anche loro o da soli noi non ce la faremo”.

In questi giorni di revisione delle tariffe dei mezzi urbani con il passaggio del costo del biglietto orario da 1.5 a 2 Euro, l’Assessore evidenzia che i biglietti del tram o del metrò dovrebbero diventare un abbonamento “con la domiciliazione analoga a luce e gas”. In questa visione  il prezzo del biglietto scenderebbe a 70 centesimi. “Il biglietto giornaliero del tram rimane una cosa per il turista.”

A proposito dell’Area B Granelli parla di un “sistema di regole che permetterà di togliere dalla nostra città le auto più inquinanti, di aiutare a spostare la mobilità su veicoli meno inquinanti e su altre forme di mobilità”. Interviene a proposito dello sharing e delle biciclette “tra le più grandi innovazioni che sta vivendo Milano.” Ma, sostiene, “abbiamo bisogno che lo Stato ci aiuti un po’ sulle regole: noi abbiamo pubblicato l’8 di agosto un bando sullo scooter sharing e vi abbiamo messo dentro anche tutti i veicoli leggeri – monopattini, e cose di questo tipo che sono fondamentali alla mobilità della città e delle aree urbane e da noi non sono ancora omologati. Abbiamo tecnologia capace e ci sono problemi burocratici. Dobbiamo fare in modo che le norme aiutino il progresso. Non lo frenino.” “Sulla bicicletta stiamo facendo delle sperimentazioni per la sicurezza di chi va in bici in città”, ma dobbiamo sempre interpretare il codice.

Riguardo l’elettrico il Consiglio Comunale ha approvato in modo quasi unanime le linee guida per l’infrastrutturazione delle ricariche elettriche dei privati su suolo pubblico. “Mettiamo delle regole trasparenti in modo che gli operatori abbiano chiarezza sulle modalità e possano essere più veloci”.

Modelli di Bike Share | Sintesi

Stanno emergendo in tutto il mondo sistemi per l’accesso condiviso alle biciclette Non esiste una singola regola, ogni modello ha dei punti a favore e degli aspetti sfavorevoli. C’è una sfida nella creazione di tipologie che di seguito sintetizziamo in 8 gruppi:

Smart bikes and geo-fencing 
Biciclette smart con geo-‘protezione’

Free-floating (dock less) bike share
Bici in condivisione senza stallo a flusso libero

Workplace pool bikes
Bici in condivisione sul posto di lavoro

Railway station bike hubs
Centri di raccolta bici presso le stazioni ferroviarie

Bike Libraries / Loans
Noleggio / Librerie di bici

Bike share lockers
Bici in sharing con sistemi di chiusura

Peer to Peer sharing
Condivisione di bici in peer to peer

Public Bike Share: Self-service on-street docking station
Bici pubblica in condivisione: stazione con stallo fisso self-service

Risultati immagini per bike share docking station

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Le biciclette sono posizionate in gruppi di 5-20 fissate a delle rastrelliere o a degli stalli fissi tramite varie forme di attacco. Le rastrelliere sono collocate in posizioni chiave in città. Separate fra loro da intervalli regolari per comodità di ‘presa’. Lo stallo può includere un terminale per rilasciare la bici. Le bici possono essere restituite a qualsiasi stallo per terminare il noleggio. In alcuni casi è possibile bloccare le bici anche altrove se lo stallo è pieno. In genere, i modelli di prezzo incoraggiano l’utilizzo per la prima mezz’ora, non limitando comunque utilizzi più prolungati.

E’ la tipologia di sharing più conosciuta e frequente nelle città.
A favore: le bici sono collocate in ordine, bloccate a delle rastrelliere, in posizioni strategiche e scelte oculatamente dal municipio e dal gestore del servizio. Le bici e gli stalli sono frequentemente utilizzati anche per advertising.
Contro: si tratta di iniziative di sharing in cui il municipio ha un ruolo importante. E’ necessario mettere degli stalli fissi che sono costosi e occupano parecchio spazio. Essi possono trovarsi in strada ed occupare zone precedentemente occupate da parcheggi auto, oppure sui marciapiedi.
Modificare la posizione degli stalli, aumentare il numero di bici in uno stallo particolarmente utilizzato, aumentare o diminuire il numero di stalli è impegnativo e costoso.
Gli stalli, anche se vuoti, continuano ad occupare spazio e costituiscono delle barriere architettoniche abbastanza brutte.

 

 

Il bike sharing esce dai confini della città.

A Como la polizia Locale trova quattro bici “rubate”. Si tratta di bici del bike sharing. Alcune venivano da Milano, altre da Varese.

Le bici erano a Como in giro per la città: quelle milanesi erano in via Juvara, in via Albertolli, in via Mentana. La bici di Varese era in viale Fratelli Rosselli. Tutte erano chiuse con il sistema di blocco e non riportavano segni di particolari danneggiamenti.

Si tratta di un uso improprio del bike sharing? O di furto di bici? E come hanno fatto a portare le bici a Como?

In prima approssimazione non ci sembra si tratti di furto. Ma di uso improprio di bike sharing.

Le bici in free-floating vengono forse viste come un bene di dominio pubblico. Le trovo, ne pago l’uso, le porto dove voglio e le lascio. Non ci stupisce che qualcuno se le sia portate fino a Como. Magari scroccando anche un treno locale.

Non è chiaro il ruolo della Polizia Locale: dovrebbe essere un onere della stessa Ofo (la società che gestisce le bici) quello di prelevare le bici e riportarle nelle città di origine.

Il nostro paese ha un senso civico bassissimo: rimane un diffuso malcostume per cui un bene che è dato in uso alla collettività debba essere così mal gestito. Contemporaneamente chiederemmo la stessa solerzia di intervento per i veri furti che riguardano le biciclette dei privati.